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IL GIRAMONDO – Elezioni parlamentari nei Paesi Bassi

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Il prossimo 22 novembre gli elettori olandesi si recheranno alle urne per rinnovare i 150 seggi della Tweede Kamer , la camera bassa del parlamento olandese. Si tratta di elezioni anticipate con un anno e mezzo di anticipo rispetto alla scadenza naturale, a causa del crollo del quarto governo del primo ministro Mark Rutte lo scorso 7 luglio, dovuto a disaccordi sulla politica di immigrazione. Rutte ha annunciato che dopo le elezioni si ritirerà dalla vita politica e la leadership del partito è stata assunta da Dilan Yeşilgöz-Zegerius, attuale ministro della Giustizia e della Sicurezza.

Mark Rutte e il suo partito, il Partito Popolare per la Libertà e la Democrazia (VVD) sono stati i protagonisti della vita politica olandese degli ultimi anni. Rutte è stato primo ministro interrottamente dal 2010, a capo di governo di diversa composizione politica.  Dal 2010 al 2012 ha guidato un governo di coalizione con i cristiano conservatori dell’ Appello Cristiano Democratico (CDA) e il sostegno esterno della destra xenofoba del Partito per la Libertà (PVV) di Geert Wilders.  Dal 2012 al 2017 ha invece guidato un governo di coalizione con i socialdemocratici del Partito del Lavoro ( PvdA). Infine dal 2017 ad oggi e’ stato a capo di una coalizione quadripartita comprendente oltre a VVD e CDA anche i liberali progressisti di D66 e i cristiano-sociali dell‘Unione Cristiana (CU).

Il panorama politico del dopo-Rutte si presenta decisamente complicato. Alle scorse elezioni del 2021 ben 17 partiti sono entrati in parlamento e anche stavolta il loro numero potrebbe essere notevole. C’è da considerare anche il fatto che l’elettorato olandese negli ultimi anni e’ diventato molto fluido,  facendo le fortune di partiti populisti che si “sgonfiavano” tra un’elezione ed un’altra.  Ad esempio nelle elezioni provinciali del 2019, che servono anche ad eleggere indirettamente i senatori, il primo partito del paese risultò il Forum per la Democrazia (FvD), un movimento di estrema destra populista, che tuttavia alle successive elezioni parlamentari del 2021 ottenne solo il 5% dei voti.  Alle elezioni provinciali del marzo scorso il primo partito è risultato il  Movimento  Civico-Contadino (BBB) una formazione agraria di destra populista, che tuttavia adesso nei sondaggi è data intorno al 7% dei voti.  Oltre all’addio di Rutte,  la novità fondamentale di queste elezioni è l’arrivo del Nuovo Contratto Sociale (NSC), una formazione politica populista fondata da  Pieter Omtzigt, ex deputato del CDA che poche settimane fa ha deciso di formare un proprio partito e che è in testa nelle intenzioni di voti.  Pur essendo in parlamento da 20 anni, Omtzigt è riuscito tuttavia a imporsi come una nuova voce politica. E’ diventato famoso per aver denunciato alcuni scandali del governo Rutte nel periodo in cui il  CDA faceva parte della maggioranza. Con il suo nuovo partito, ora potrebbe avere buone possibilità di superare il VVD e diventare il prossimo Primo Ministro.

Omtzigt ha pubblicamente rifiutato qualsiasi collaborazione con il PVV di estrema destra di Geert Wilders e il Forum per la Democrazia (FvD) profondamente antieuropeista, il che sposta leggermente verso il centro il baricentro di un possibile governo da lui guidato.  Si parla anche di un possibile accordo di governo tra  Omtzigt e  la lista unita di sinistra composta dal Pvda e dalla Sinistra Verde (GL), guidata da Frans Timmermans, ex vicepresidente della Commissione Europea, attualmente terza nei sondaggi dopo NSC e VVD.  Tuttavia, il nuovo movimento di Omtzigt rimane una versione (ribattezzata) del CDA, il cui elettorato democristiano-conservatore non accetterebbe di buon grado un accordo di governo con la Sinistra Verde.

In questo contesto di elevata frammentazione, la formazione del governo sarà forse ancora più importante dell’esatto risultato elettorale. Con una quindicina di partiti che probabilmente entreranno in parlamento  sarà estremamente complesso trovare una duratura maggioranza di governo.  Sarà davvero Omtzigt il successore di Rutte? Oppure riuscirà il VVD a rimanere il primo partito del paese? Quale sarà il risultato della lista rosso-verde di Timmermans? Geert Wilders sarà ancora il leader dell’estrema destra olandese?  Queste e altre domande troveranno una risposta dopo le elezioni  del 22 novembre.

 

 

 

IL SISTEMA POLITICO-ELETTORALE

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I Paesi Bassi sono una monarchia costituzionale strutturata come una democrazia  parlamentare rappresentativa all’interno di una stato unitario decentralizzato. Attuale sovrano e capo di stato dei Paesi Bassi è il re Guglielmo Alessandro, in carica dal 2013.

Oggi il sovrano ha un ruolo largamente cerimoniale; i suoi compiti principali sono la scelta del primo ministro dopo le elezioni e la nomina dei giudici. A differenza di quanto accade presso altre monarchie il sovrano può essere sia un re che una regina (difatti, tutti i sovrani del XX secolo sono stati delle regine).

Il potere esecutivo è affidato al governo, guidato dal primo ministro, che solitamente è il capo del partito (o della coalizione di partiti) che ha vinto le ultime elezioni.

Gli Stati Generali (Parlamento) esercitano il potere legislativo. Essi sono composti di due camere:

la camera bassa (o Seconda Camera, Tweede Kamer) è la più importante, ed è composta di 150 membri eletti con sistema proporzionale e a suffragio universale diretto per una durata di un massimo di 4 anni.
la camera alta (o Prima Camera, Eerste Kamer) è composta di 75 membri eletti per una durata fino a 4 anni di durata dalle 12 assemblee legislative delle province. La camera alta non può proporre o emendare la legislazione, ma può solo confermare (o respingere) le leggi approvate dalla camera bassa.

La costituzione prevede anche un Consiglio di Stato (Raad van State) composto da membri della famiglia reale e da membri esterni nominati dalla Corona (ovvero dal sovrano e dal governo). Il governo deve consultare il Consiglio di Stato prima di sottoporre leggi al parlamento. Inoltre il Consiglio di Stato ha funzioni di controllo sull’esecutivo.

Secondo il “Democratic Index” del settimanale The Economist, i Paesi Bassi sono una cosiddetta “Democrazia completa”, al livello di paesi tipo Irlanda, Uruguay, Canada e Taiwan. 

 

Nelle prossime pagine, la storia politica del paese, i risultati delle ultime elezioni,  i principali partiti politici e gli ultimi sondaggi.

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