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IL GIRAMONDO – Elezioni presidenziali in Sri Lanka: quale futuro dopo la fine del dominio della famiglia Rajapaksa?

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Il 21 settembre lo Sri Lanka terrà le sue prime elezioni presidenziali dalla rivolta popolare del luglio 2022,  nota come Aragalaya, scoppiata in seguito alla peggior crisi economica del paese degli ultimi 70 anni, che ha cacciato dal potere l’allora presidente Gotabaya Rajapaksa, e suo fratello, il primo ministro ed ex presidente Mahinda Rajapaksa.

Lo Sri Lanka  sta ancora lottando per riprendersi dal disastro economico degli ultimi anni.  Il successore di Rajapaksa, l’attuale presidente Ranil Wickremesinghe, leader del partito moderato liberalconservatore Partito Nazionale Unito (UNP) è riuscito a promulgare alcune riforme politiche che hanno permesso di ricevere un notevole prestito dal Fondo monetario internazionale, consentendo al paese di riacquistare una certa stabilità  seppur ancora fragile sia politica che economica.

Sotto Wickremesinghe, i dati economici sono migliorati : l’inflazione è scesa sotto il 5% dal 70% nel 2022, i tassi di interesse sono stati abbassati e le riserve estere sono aumentate. Si prevede una crescita del 2% per il 2024, la più alta dal crollo economico, ma i benefici finanziari non hanno raggiunto i comuni cittadini, molti dei quali sono colpiti dagli alti costi della vita. Le aziende e i professionisti si lamentano delle tasse elevate.  Mentre Wickremesinghe afferma che l’accordo con il FMI non può essere modificato in modo significativo, i suoi rivali affermano che cercheranno di rinegoziarlo per alleggerire il carico sui cittadini.  Una larga parte della popolazione è insoddisfatta anche  perché ritiene che l’amministrazione di Wickremesinghe abbia protetto la famiglia Rajapaksa, che ha dominato la vita politica singalese dal 2005 al 2022.

Il presidente Wickremesinghe, il cui partito è stato fortemente indebolito da una scissione, si candida come indipendente e spera di ottenere voti grazie al suo successo nell’attenuare gli effetti della crisi economica.  Tuttavia Wickremesinghe, che è stato primo ministro per sei volte, è considerato appartenente alla “vecchia guardia”, che gli srilankesi ritengono responsabile del crollo economico.

Il principale sfidante di Wickremesingh secondo i sondaggi sembra essere Anura Kumara Dissanayake , leader di una coalizione di sinistra chiamata Potere Popolare Nazionale (NPP) guidata dal Fronte di Liberazione Popolare (Janatha Vimukthi Peramuna, JVP),  un piccolo partito marxista-leninista, noto per il suo passato rivoluzionario che negli ultimi anni è diventato la principale forza anti-establishment del paese.  Dissanayake è molto popolare tra i giovani stufi della corruzione che ritengono abbia causato la crisi economica, ma la retorica  nazionalista singalese del suo partito preoccupa gli abitanti appartenenti alle minoranze etniche e religiose, in particolare i Tamil e i mussulmani.

Sebbene in passato sia stato un uomo di sinistra radicale, Dissanayake ora professa la libertà economica e promette misure di welfare per aiutare la classe operaia.  A differenza dei suoi rivali, non è legato alle élite imprenditoriali e politiche che hanno governato il paese in passato.

L’altro sfidante di Wickremesinghe è Sajith Premadasa , ex vice di Wickremesinghe e leader del Partito Popolare Unito (Samagi Jana Balawegaya, SJB), nato da una scissione dell’UNP. Premadasa promette di continuare con il programma del FMI ma con modifiche per alleggerire il peso sugli strati più deboli della popolazione.

Sajith, figlio del presidente Ranasinghe Premadasa,  ucciso in un attentato dei separatisti Tamil nel 1993,   ha anche promesso un certo grado di devoluzione del potere alla comunità minoritaria Tamil, che costituisce circa l’11% della popolazione del paese. In cambio, Premadasa si è assicurato il sostegno di varie organizzazioni politiche Tamil.

Nel frattempo la famiglia Rajapaksa cerca di tornare nel gioco politico singalese, candidando alla presidenza Namal Rajapaksa ,figlio dell’ex presidente ed ex primo ministro Mahinda Rajapaksa. Namal promette di alleggerire il carico fiscale sui cittadini dello Sri Lanka e di costruire un’economia forte, affermando che il crollo del paese nel 2022 è stato dovuto  non al malgoverno della sua famiglia ma alla pandemia di COVID-19.

Gli elettori possono selezionare tre candidati dalla scheda elettorale nell’ordine delle loro preferenze. Le prime preferenze saranno conteggiate per prime e il candidato che otterrà più del 50% dei voti validi sarà dichiarato vincitore.  Se non c’è un vincitore chiaro, i primi due candidati saranno mantenuti nella corsa e le schede elettorali che hanno scelto altri candidati per il n. 1 saranno controllate per vedere se uno dei due contendenti al ballottaggio è la loro seconda o terza preferenza. Quei voti saranno aggiunti al conteggio dei due candidati rimanenti. Il candidato che ottiene il numero più alto sarà dichiarato vincitore.   Al ballottaggio andranno quasi sicuramente due dei tre candidati principali , cioè Premadasa, Wickremesinghe e Dissanayake.  Il vincitore sarà quindi determinato dalle seconde e terze preferenze del terzo candidato escluso dal ballottaggio.

Sarà interessante vedere anche gli sviluppi geopolitici dei risultati di queste elezioni.  La famiglia Rajapaksa era stata in buoni rapporti politici ed economici con la Cina.  Premadasa è il candidato preferito dall’India, mentre Wickremesinghe è sempre stato in buoni rapporti soprattutto con gli USA.  Per quanto riguarda Dissanayake, sebbene l’ascesa di una coalizione guidata da un leader marxista-leninista possa dare l’impressione di una vittoria diplomatica per la Cina, non è affatto così. Il JVP si è storicamente posizionato come una forza politica nazionalista in Sri Lanka, piuttosto che essere esplicitamente filo-cinese o allineato con una specifica potenza straniera. Il partito è stato anche critico nei confronti della crescente  ingerenza della Cina nella zona economica speciale di Port City a Colombo. In ogni caso se fosse eletto Dissanayake dovrebbe tenere conto della posizione di Nuova Delhi quando dovrà prendere importanti decisioni politiche ed economiche.

 

 

IL SISTEMA POLITICO-ELETTORALE

Blason

Lo Sri Lanka è una repubblica democratica rappresentativa semi-presidenziale multipartitica, dove il Presidente dello Sri Lanka  è ufficialmente sia Capo di Stato che di Governo. Il potere esecutivo è esercitato dal Governo, guidato da un Primo Ministro nominato dal Presidente. Il potere legislativo spetta sia al governo che al parlamento. La magistratura consiste della Corte Suprema, della Corte d’Appello, dell’Alta Corte e di varie corti subordinate. Il sistema giudiziario è ispirato a quello britannico. 

Il Presidente è eletto direttamente dal popolo per un mandato di cinque anni rinnovabile una volta.  L’elezione avviene con “ballottaggio istantaneo”. Gli elettori possono indicate fino a 3 candidati in ordine di preferenza. Se nessun candidato riceve più del 50% di tutti i voti validi nel primo conteggio, tutti i candidati tranne i due che hanno ricevuto il numero più alto di voti vengono eliminati. Il secondo e il terzo voto di preferenza dei candidati eliminati vengono quindi ridistribuiti ai due candidati rimanenti fino a quando uno di loro non ottiene la maggioranza assoluta.

Il Primo Ministro generalmente è il leader del partito di maggioranza al governo e può essere sfiduciato dal parlamento.  

Il Parlamento ha 225 membri, eletti per un mandato di cinque anni, 196 membri eletti con sistema proporzionale in 22 collegi elettorali, senza recupero dei resti, e 29  con rappresentanza proporzionale su base nazionale.

 

Secondo il “Democratic Index” del settimanale The Economist, la Sri Lanka è una cosiddetta “Democrazia imperfetta”, al livello di paesi tipo Moldavia, Singapore, Leshoto e Guyana.

 

 

Nelle prossime pagine, la storia politica del paese, i risultati elettorali recenti, i principali partiti politici ed i candidati alla presidenza.

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