La storia della Spagna contemporanea inizia con la morte del caudillo Francisco Franco il 20 novembre 1975, l’adesione del re Juan Carlos I al trono e l’istituzione della monarchia parlamentare . Nel 1978 fu firmata l’attuale Costituzione spagnola del 1978 e fu definito lo status delle entità autonome della Spagna.
Juan Carlos era stato nominato successore dallo stesso Francisco Franco e aveva di fatto assunto i poteri di capo dello stato durante gli ultimi mesi della dittatura, a causa delle gravi condizioni di salute di Franco. Franco sperava che il giovane re mantenesse un regime autoritario anche dopo la sua morte. Tuttavia Juan Carlos, una volta salito al trono, cominciò a smantellare uno dopo l’altro i pilastri su cui si reggeva il vecchio regime, nominando persone di sua fiducia a capo delle varie istituzioni del paese. Nel Luglio del 1976 nominò capo del governo Adolfo Suarez, un dirigente della Falange Spagnola, il partito di regime, il quale, una volta eletto Primo Ministro, divenne un convinto sostenitore delle riforme liberali e democratiche, sciolse il parlamento franchista e nel 1977 convocò elezioni democratiche.
Le elezioni videro la vittoria relativa dell’Unione del Centro Democratico (UDC), il partito centrista fondato da Suarez, che ottenne il 34,4% dei voti, seguito dal Partito Socialista Operaio Spagnolo (PSOE) di Felipe Gonzales con il 29,3%, dal Partito Comunista Spagnolo (PCE) di Santiago Carrillo, con il 9,3% e l’Alleanza Popolare (AP), partito conservatore, guidato dall’ex ministro di Franco Manuel Fraga Iribarne, con l’8,3%.
Suarez continuo a governare a capo di un governo monocolore, mentre veniva redatta una nuova Costituzione monarchica (quella del 1931 era infatti repubblicana), che venne approvata con un referendum nel 1978, la quale garantiva il diritto all’autonomia per alcune regioni del paese tra le quali i Paesi Baschi e la Catalogna.
Nel 1979 furono indette nuove elezioni con la nuova Costituzione, che videro risultati simili a quelli del 1977, che consentirono a Suarez di continuare a governare. Nel 1981, a causa dei dissidi all’interno del governo Suarez si dimise, sostituito dal ministro dell’economia Leopoldo Calvo-Sotelo. Il 23 Febbraio 1981, giorno dell’inaugurazione del nuovo primo ministro, un gruppo di militari, guidati da Antonio Tejero, fecero irruzione nel parlamento armati di fucili mitragliatori, in quello che era un tentativo di colpo di stato. Mentre i militari sparavano in aria per intimidire i deputati, solo Santiago Carrillo e Adolfo Suarez restarono immobili in piedi, a tenere testa ai golpisti. A causa del mancato appoggio da parte del Re Juan Carlos e dei vertici militari a lui fedeli, il tentativo di golpe fu sgominato in poche ore.
Nell’ottobre 1981, la Spagna entrò nella NATO nonostante la forte opposizione del PSOE e dei partiti della sinistra. Nel frattempo l’UDC, senza più’ Suarez alla guida, andò a pezzi, provocando una crisi di governo ed elezioni anticipate.
Le elezioni del 1982 videro il trionfo del PSOE, che ottenne il 48,1% dei voti e la maggioranza assoluta in parlamento, seguito dalla Coalizione Popolare (CP) formata dai maggiori partiti di centrodestra con il 26,4%, mentre l’UDC crollava al 6,8%. Felipe Gonzales divenne quindi il primo Capo di Governo spagnolo di sinistra dalla fine della guerra civile nel 1939.
Nonostante il PSOE avesse un programma di sinistra radicale, una volta al governo Gonzales adottò una politica moderata, sia in economia che in politica estera. Le principali riforme approvate furono la legalizzazione dell’aborto, maggiori libertà personali e una riorganizzazione dell’istruzione. Sotto Gonzales la Spagna entrò a far parte della CEE (in seguito Unione Europea) e confermò con un referendum l’adesione alla NATO. Nelle elezioni del 1986 il PSOE mantenne la maggioranza assoluta dei seggi, la CP rimase stabile e al terzo posto si piazzo ando il Centro Democratico e Sociale (CDS), un nuovo partito liberale fondato da Adolfo Suarez. Nel frattempo il PCE formava, assieme ad altri partiti di sinistra radicale la Sinistra Unita (IU). Il PSOE continuò ad adottare una politica economica liberale, il che provocò forti contrasti con il sindacato e le associazioni studentesche, che provocarono una crisi di governo ed elezioni anticipate nel 1989, che videro il PSOE perdere la maggioranza assoluta alla camera e la IU diventare il terzo partito del paese con il 9,1% dei voti, mentre l’alleanza di centrodestra si riuniva nel nuovo Partito Popolare (PP) guidato da Jose Maria Aznar. Gonzales riuscì a mantenere la maggioranza in parlamento a causa dell’assenza dei deputati separatisti baschi di Herri Batasuna (HB) , che non partecipavano alle sedute del parlamento.
Negli anni successivi il PSOE fu coinvolto in vari scandali finanziari, che ridussero il supporto popolare del governo Gonzales. Nelle elezioni del 1993 il PSOE scese a 159 seggi su 350, mentre il PP ne conquistò 141. Per rimanere al governo Gonzales dovette stipulare un accordo con Convergenza e Unione (CiU), un partito conservatore indipendentista catalano e con altri partiti minori. Il nuovo governo Gonzales fu coinvolto in vari scandali di corruzione e diviso al suo interno e nel 1996 dovette indire elezioni anticipate, che furono vinte dal PP , che ottenne 156 seggi contro i 141 dei socialisti. Aznar divenne capo di un governo di minoranza sostenuto da vari partiti regionali catalani, baschi e delle isole Canarie.
L’ obiettivo principale del governo di Aznar fu il rafforzamento delle politiche economiche liberiste iniziate da Gonzales, la privatizzazione di diverse imprese pubbliche e una maggiore integrazione con l’Unione Europea in vista dell’ingresso della Spagna nell’Euro. Nelle elezioni del 2000 il PP ottenne la maggioranza assoluta dei seggi e Aznar fu in grado di governare senza il supporto dei partiti autonomisti.
Ancora una volta, l’attenzione del governo era rivolta all’economia e alcune delle sue riforme furono fortemente criticate dai sindacati. L’arrivo dell’Euro provocò un sensibile aumento dei prezzi, che non fu frenato dal governo. L’aspetto più controverso del secondo mandato di Aznar fu il sostegno militare e politico della Spagna all’invasione dell’Iraq da parte degli USA. Aznar decise di non ripresentarsi per un terzo mandato e nominò Mariano Rajoy come suo successore. L’11 Marzo del 2004, alla vigilia delle elezioni politiche, un attentato alla stazione ferroviaria di Atocha provocò 193 morti. Il governo all’inizio accusò della strage i separatisti baschi, tuttavia fu quasi subito chiaro che si trattava di terroristi islamici. Da molti elettori l’attentato fu visto come una conseguenza del sostengo della Spagna alla guerra in Iraq. Gli elettori punirono il PP alle elezioni, dando la maggioranza relativa dei seggi al PSOE, guidato da José Luis Rodríguez Zapatero, il quale divenne primo ministro alla testa di un governo appoggiato esternamente dalla Sinistra Unita, dalla Sinistra Repubblicana di Catalogna (ERC), e da altri partiti regionali.
Il governo Zapatero ritirò le truppe spagnole dall’Iraq e fu uno dei primi governi al mondo a legalizzare i matrimoni tra persone dello stesso sesso, provvedimento fortemente osteggiato dalla chiesa cattolica. In politica estera i rapporti con gli USA diventarono decisamente più freddi, mentre aumentò la collaborazione con Francia e Germania. Le elezioni del 2008 confermarono i risultati del 2004 e consentirono a Zapatero di governare per un’altra legislatura.
La crisi finanziaria internazionale colpì pesantemente la Spagna, provocando un aumento della disoccupazione e del debito pubblico e costringendo Zapatero a varare pesanti misure di austerità. Zapatero non si ricandidò per un terzo mandato e nelle elezioni del 2011 il PSOE subì una pesante sconfitta, perdendo un terzo dei propri elettori, mentre il PP otteneva la maggioranza assoluta dei seggi permettendo a Rajoy di diventare primo ministro.
Il governo di Rajoy ha continuato ad applicare severe misure di austerità e tagli alla spesa per combattere il debito pubblico dovuto alla crisi finanziaria. Inoltre è stata adottata una controversa riforma del diritto del lavoro che ha provocato 2 scioperi generali. Il PP è stato anche coinvolto in vari scandali finanziari. L’opposizione al governo di centrodestra tuttavia non si è rivolta al PSOE, visto come corresponsabile delle misure di austerità, ma ha avvantaggiato Podemos, un nuovo movimento di sinistra populista. Intanto in Catalogna il movimento indipendentista organizzava imponenti manifestazioni per un referendum sull’indipendenza.
Le elezioni del 2015 videro uno stravolgimento del panorama politico spagnolo. Il PP perse un terzo dei propri seggi, ma anche il PSOE ebbe un calo consensi, mentre Podemos diventava la terza formazione del paese, col il 20,7% dei voti. In quarta posizione, con il 13,9% dei voti arrivò Ciudadanos una nuova formazione politica liberale, originaria della Catalogna in opposizione al movimento indipendentista ma poi diventata partito nazionale, che raccolse buona parte dei voti persi dal PP.
Con un parlamento estremamente frammentato, i negoziati per la formazione del governo non riuscirono a produrre nessuna maggioranza, aprendo la strada a nuove elezioni nel 2016, che videro un risultato abbastanza simile a quelle dell’ anno precedente, con un leggero rafforzamento del PP, che permise a Rajoy di continuare a restare Primo Ministro a capo di un governo di minoranza, con l’appoggio esterno di Ciudadanos e l’astensione del PSOE.
Il nuovo governo del PP è stato minato da una crisi costituzionale sulla questione catalana seguita alla vittoria degli indipendentisti nel referendum autoconvocato del 2017, che il governo dichiarò illegale, facendo arrestare vari dirigenti del governo catalano, in mano ai partiti indipendentisti. Le elezioni regionali videro un pessimo risultato del PP, il quale fu travolto da nuovi scandali legati a casi di corruzione ai vertici del partito. Ci furono anche vaste manifestazioni di protesta da parte dei pensionati a causa del mancato aumento delle pensioni.
Approfittando dell’impopolarità del governo, il leader del PSOE Pedro Sánchez, fece approvare dal parlamento una mozione di “sfiducia costruttiva” contro Rajoy, che permise allo stesso Sanchez di diventare Primo Ministro a capo di un governo di minoranza con solo 84 deputati su 350. Sanchez tuttavia non è riuscito a mantenere a lungo il sostegno dei partiti (in particolare Podemos e CIudadanos) che avevano votato la mozione di sfiducia contro Rajoy. Le elezioni in Andalusia del Dicembre 2018 videro una netta sconfitta del PSOE e l’irruzione sulla scena politica spagnola di VOX un movimento di destra nazionalista socialmente conservatrice, il quale entrò nella maggioranza di governo dell’Andalusia all’interno di una coalizione di centrodestra con Ciudadanos e il PP. Il bilancio generale dello stato fu bocciato dal parlamento e Sanchez fu costretto ad indire nuove elezioni per l’aprile di quest’anno.
Nelle prossime pagine, gli sviluppi politici recenti, i principali partiti politici e gli ultimi sondaggi.
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