Sostieni Sondaggi Bidimedia!
Puoi farlo nei modi che ti descriviamo in seguito… E, se puoi, disattiva il tuo ad-blocker, grazie!
Nelle aree Extraurbane del Centro-nord l’analisi è semplice: la Lega stravince ovunque. Il partito di Salvini risulta primo in tutte le regioni – esclusa la Toscana, che però è parte delle “Regioni Rosa” – fino alla linea Molise-Campania. Nelle aree di tradizionale forza i leghisti ottengono percentuali plebiscitarie, ma i voti arrivano anche in zone di storica debolezza: Umbria, Marche, Emilia-Romagna (zone ex-rosse), Abruzzo, Liguria e Lazio (ex regioni con i 5 Stelle primo partito nel 2018) vedono tutte la formazione del ministro dell’interno primo partito.
La mappa evidenzia un solo punto debole al Centro-Nord : le “isole rosse” date dalle aree urbane e dalle “Regioni Rosa”, che esamineremo sotto. Sono invece quasi del tutto spariti dal Nord i 5 Stelle. Nel 2018 erano relativamente forti negli hinterland delle città settentrionali ed in regioni come Liguria, Marche e parti del Piemonte: non è più così. La formazione Pentastellata si è ormai del tutto “meridionalizzata”; il M5S al Centronord resta sparuta maggioranza solo in una manciata di piccoli comuni della Val di Susa e del Lazio.
La straripante vittoria leghista risiede proprio nella forza nelle aree extraurbane del paese: il voto ai verdi padani è inversamente proporzionale, in maniera evidentissima, alla dimensione del comune. Si va dal 40% abbondante per la Lega nei micro-comuni fino al 25% appena nelle grandi città. L’Italia è tuttavia una nazione di piccole città e paesi, dove risiedono circa i due terzi della popolazione (Istat, 2015): ecco che Salvini, dominando nei centri medi e piccoli, ha la vittoria assicurata.
Anche al Sud la Lega ottiene risultati eclatanti, soprattutto visto il pessimo storico. Solo in Campania Salvini è sotto al 20% (e di poco: 19%), altrove l’ex partito padano è votato da almeno un elettore meridionale su cinque, risultando addirittura primo in Abruzzo e Sardegna. Sono in gran parte consensi rubati proprio ai 5 Stelle, come mostrano le analisi dei flussi elettorali (ad es. quella SWG).
Il Meridione e le isole vedono tuttavia un esito diverso dal dominio verde settentrionale: nonostante il forte incremento leghista, il M5S tiene ed è primo in Campania, Puglia, Calabria, Molise, Basilicata e Sicilia. Il primato in queste regioni non deve ingannare: i 5 Stelle crollano anche al Sud, fino a 20 punti in meno in alcune zone; tuttavia partendo da percentuali altissime ottenute alle politiche 2018, il partito di Luigi di Maio riesce a mantenersi avanti in ampie aree del Suditalia.
Il calo del M5S fa però emergere un voto più “tradizionale” tipico del Meridione. Sulla mappa notiamo infatti una notevole varietà di colori: oltre al verde leghista ed al giallo 5 Stelle, diversi comuni si colorano con il rosso del Pd o le tonalità di blu di FI e FdI. Addirittura in due paesi del barese è prima +Europa, ed il motivo è evidente: la candidatura tra le fila degli ex-radicali di un sindaco della zona particolarmente apprezzato. Si nota insomma un voto dovuto a singoli candidati, portavoti e particolarismi locali, all’interno del quale tiene comunque una maggioranza a 5 Stelle.
I Pentastellati nelle loro aree di forza performano bene anche nei centri urbani, Napoli in particolare. Il loro grafico è infatti relativamente “piatto” in base alle dimensioni del comune; mostrando solo un lieve picco nei centri medi e nelle città minori (come già nel 2018). Il M5S si può insomma ormai considerare come il partito regionale del meridione italiano.
Che il PD sia diventato il partito dei centri storici non è una novità: si era detto – fino alla nausea – post Politiche 2018. Le Europee 2019 ci raccontano però una storia in parte diversa, che offre una chiave di lettura differente anche per il recente passato.
La mappa mostra diverse isole urbane: Milano, Torino, Bergamo, Genova, Mantova, Trento, Roma, Ancona, oltre alle città delle Regioni Rosa, vedono tutte il Pd primo partito. Questa è già una differenza eclatante rispetto al 2018, quando i Democratici non risultavano, nella maggioranza dei casi, primo partito sull’intero territorio comunale, essendo deboli nelle periferie. Oggi al contrario i democratici “vincono” ad esempio in tutti i municipi di Milano – periferie incluse – ed in 11 su 15 tra quelli della capitale.
Guardando ai voti, nel 2018 il Pd aveva, nelle città con oltre 200.000 abitanti, il 22% circa dei consensi; una percentuale superiore alla media nazionale di poco più del 3%. Alle recenti Europee, come possiamo vedere dal grafico, nelle stesse città il Pd ha invece ottenuto oltre il 30%, circa 8 punti percentuali sopra la media.
Ancora di più colpisce l’incremento dal 2018: i Democratici sono cresciuti, nelle metropoli, del 9%, a fronte di un guadagno del 4% esatto nell’Italia intera. Nei piccoli centri la crescita del Pd è quasi nulla; al contrario si assiste ad una sua forte ascesa del partito di Zingaretti anche nei comuni di prima cintura degli hinterland urbani e nelle città minori, dove supera spesso il 30% ed è in alcuni casi primo partito.
Guardando ad esempio i dati del leghistissimo Veneto, si noterà che nei comuni capoluogo (Vicenza, Padova, Treviso, Verona, Belluno) il Pd ottiene percentuale pressoché doppie rispetto agli attigui comuni rurali. Nelle città venete, i Dem risultano sempre ben sopra la media nazionale, pur non risultando primo partito per via della dominanza leghista.
Anche al meridione, dove nel 2018 non vi erano sostanziali differenze città-campagne, inizia a manifestarsi la medesima dinamica. Le proporzioni sono ancora molto diverse rispetto al nord, ma in città come Bari, Napoli, Lecce o Caserta, il Pd è tornato intorno alla media nazionale; estremo il caso di Salerno dove è primo. Nel complesso, la dicotomia città-campagne al Sud ancora non è equiparabile a quella settentrionale, ma rispetto al 2018 comincia a notarsi.
Tutti questi dati vanno in una sola direzione: è cresciuta la polarizzazione del voto tra città e campagne. Si tratta di una dinamica ben nota nel mondo occidentale, dall’America fino all’Europa, dove le metropoli votano progressista, mentre le campagne hanno tendenze conservatrici. In Italia, nel passato era presente la dicotomia tra città industriali “rosse” e campagne “bianche”, mentre di recente questa tendenza sembrava molto attenuata; ora è tornata prepotentemente alla ribalta. Si può supporre, a ragion veduta, che il “Pd votato solo dai centri storici” del 2018 altro non fosse che l’embrione della polarizzazione cittadina, ora esplosa con maggior chiarezza.
La dinamica del voto urbano meriterebbe analisi più approfondite, che lasciamo però a futuri articoli.
Tra le ex regioni Rosse, Marche ed Umbria sembrano essersi ormai allineate al voto medio del Centro-nord. Emilia e Toscana mostrano invece ancora diverse porzioni di territorio “rosa”. Il Pd è primo partito in tutti i capoluoghi in cui era storicamente forte (prevedibile, vista la polarizzazione città-campagne), ma anche nelle aree rurali toscane ed emiliane il centrosinistra sembra reggere, a differenza del 2018.
Lo sfondamento leghista è comunque presente, soprattutto in Emilia, dove anzi la Lega è primo partito (in Toscana invece resta avanti il Pd) e domina in diverse aree rurali; ma in maniera più sfumata rispetto la resto delle regioni settentrionali. Ciò è evidente ancora di più guardando alle contemporanee amministrative: in Emilia e Toscana il centrosinistra ha vinto la stragrande maggioranza dei comuni, anche piccoli, segno del permanere di un un elettorato Democratico “di tradizione”. Questi elettori hanno in parte votato, alle consultazioni nazionali, secondo la tendenza politica del momento (quindi per Salvini), ma sono tornati a Sinistra per le comunali; un elettorato ancora di incerta collocazione e altamente volatile.
Le Regioni Rosa appaiono quindi in un momento delicato: la polarizzazione città-campagne e la forza di Salvini tirano le aree rurali tosco-emiliane verso la Lega, ma le resistenze sono forti. Se anche Emilia e Toscana si uniformeranno al resto del centro-nord o se al contrario torneranno rosse, non è a nostro parere prevedibile. Dipenderà sia dalla capacità di radicamento leghista, sia da quella del Pd di tornare a dialogare con i suoi elettori tradizionali.
Nella prossima pagina, vi lasciamo con alcuni spunti per il futuro prossimo, prima di vedere le tabelle con il comuni dove ogni partito ottiene i migliori risultati.
Ti è piaciuto questo articolo? Contribuisci alla sopravvivenza di Bidimedia, donando anche solo pochi euro. Grazie!
Puoi farlo nei modi che ti descriviamo in seguito… E, se puoi, disattiva il tuo ad-blocker, grazie!
Ci leggi da tanto tempo? Ci hai appena scoperti? In entrambi i casi, se ti piace il nostro lavoro, puoi contribuire alla nostra sopravvivenza donandoci anche solo un piccolo caffè. Grazie!
Tramite Ko-fi puoi fare una micro-donazione ed essere sicuro che essa finanzierà interamente Sondaggi Bidimedia, senza percentuali di intermediazione.
In qualità di Affiliato Amazon, Sondaggi Bidimedia riceve un guadagno dagli acquisti idonei.