Il prossimo 21 maggio si tengono in Grecia le elezioni per rinnovare i 300 seggi del parlamento monocamerale ellenico. Si prevede uno scontro serrato tra i conservatori di Nuova Democrazia del primo ministro uscente Kyriakos Mitsotakis e la sinistra di Syriza dell’ex premier Alexis Tsipras.
Le elezioni si terranno in base a una legge elettorale approvata durante il precedente governo Tsipras per incoraggiare i governi di coalizione. La legge infatti abolisce il premio di maggioranza, che assegnava 50 seggi al partito maggiore, lasciando un sistema proporzionale con soglia di sbarramento al 3%. Tuttavia, nel panorama politico greco, altamente polarizzato le coalizioni sono state storicamente difficili da formare. Gli altri partiti presenti in parlamento e che probabilmente torneranno ad essere rappresentati dopo le elezioni hanno tutti per una ragione o l’altra pessimi rapporti con i due maggiori partiti. Questi sono il PASOK, lo storico partito socialista che ha governato il paese negli anni ’80 e ’90 del secolo scorso (e che in queste elezioni si presenta all’interno della lista KINAL), la destra filorussa di “Soluzione Ellenica“, la sinistra populista di MeRA25 dell’ex ministro Varoufakis e l’estrema sinistra dei vetero-comunisti del KKE.
Nel caso che non sia possibile formare un nuovo governo si andrebbe nuovamente ad elezioni con un’altra legge elettorale approvata dal presente governo di centrodestra, la quale ripristina il premio di maggioranza, anche se calcolato in maniera differente rispetto alla vecchia legge. Il primo ministro Mitsotakis spera di indire nuove elezioni ed arrivare al primo posto, in modo tale da evitare di formare un governo con altri partiti e di stabilire un “governo di destra stabile e forte”. Tsipras, dal canto suo, vuole “porre fine” alle famiglie politiche che dominano la vita politica (la famiglia Mitsotakis è ai vertici della politica greca da quasi un secolo, come lo era stata la famiglia Papandreu) e promette la fine del “favoritismo” e della “corruzione” dei governi di Nuova Democrazia e del PASOK che si sono alternati al potere per circa 40 anni.
La Grecia ha registrato una crescita economica significativa negli ultimi anni, in particolare nel turismo, nella navigazione mercantile e nelle costruzioni, dopo un decennio di crisi economica tra il 2010 e il 2018. Il governo uscente prevede una crescita del 2,3% nel 2023, ma il debito del paese, al 171,3 per cent di PIL nel 2022, rimane preoccupante. La disoccupazione, in particolare tra i giovani, è ancora alta al 12,4%. L’inflazione, spinta dalla crisi energetica, nel 2022 si è attestata all’8,6% ed è diventata una questione fondamentale per gli elettori che domenica andranno al voto.
Anche la politica dei migranti e le vicende interne sono questioni importanti nelle elezioni. La Grecia ha adottato un approccio intransigente nel sigillare i suoi confini ai migranti che cercano di entrare nell’Unione europea attraverso la Turchia, con l’aiuto dell’agenzia di frontiera dell’UE Frontex.
Il governo è stato anche accusato di respingimenti di migranti illegali, cosa che nega. Anche la repressione della polizia durante la pandemia e uno scandalo riguardante delle intercettazioni telefoniche in cui politici e giornalisti erano sotto sorveglianza, hanno sollevato preoccupazioni sullo stato di diritto e sulla libertà di stampa.
Queste elezioni sono importanti anche perché la disputa della Grecia con la Turchia sui confini marittimi nell’Egeo e nel Mediterraneo orientale sta diventando sempre più tesa. C’è una buona probabilità che gli Stati Uniti e l’UE esercitino pressioni su entrambe le parti affinché raggiungano un accordo o richiedano un arbitrato presso la Corte internazionale di giustizia. Avere un governo stabile dopo le elezioni sarebbe fondamentale anche per gestire questo problema.
IL SISTEMA POLITICO-ELETTORALE
La Grecia è una repubblica democratica rappresentativa e parlamentare, in base alla quale il primo ministro greco è il capo del governo costituito all’interno di un sistema multipartitico. Il potere legislativo spetta sia al governo che al Parlamento ellenico. Il potere giudiziario è indipendente dai poteri esecutivo e legislativo.
Il Presidente della Repubblica è eletto dal Parlamento per un mandato di cinque anni che può essere rinnovato al massimo una volta.
La legge elettorale in vigore per le elezioni legislative del 2023 sarà quella votata nel 2016 nel corso della penultima legislatura, nella quale SYRIZA, la formazione che si colloca a sinistra, aveva la maggioranza in parlamento. Ciò è dovuto a una disposizione costituzionale sugli emendamenti alla legge elettorale: è necessaria una maggioranza di due terzi dei voti del parlamento perché la legge abbia effetto immediato, e in mancanza di una tale maggioranza una la legge elettorale entra in vigore solo alla seconda elezione successiva. Per questo motivo nelle elezioni parlamentari del 2019 fu utilizzata la legge elettorale precedente.
La legge di SYRIZA del 2016 è un ritorno alla rappresentanza proporzionale, avendo abbandonato il bonus di maggioranza dei 50 seggi , bonus che esisteva in varie forme dal 1990. Dei 300 seggi del parlamento, 285 sono assegnati in 59 collegi, di cui 50 plurinominali e 9 uninominali. I restanti 15 parlamentari sono eletti dalle liste nazionali del partito, di cui 3 devono rappresentare la diaspora greca. L’assegnazione dei seggi ai singoli partiti viene effettuata sulla base della loro percentuale di voti a livello nazionale, a condizione che abbiano raggiunto la soglia elettorale del 3%. In ogni collegio elettorale, gli elettori possono selezionare il candidato o i candidati di loro scelta segnando il loro nome sulla scheda elettorale del partito.
Nel gennaio 2020, subito dopo essere tornata al potere, Nuova Democrazia , da sempre fautore del bonus di maggioranza, ha varato una nuova legge elettorale per ripristinare il bonus, anche se con una formula molto diversa. La lista del partito che arriva prima riceverà 20 seggi in più (in calo da 50, con i restanti seggi in aumento da 250 a 280), con un nuovo calcolo dei seggi che avvantaggia in modo sproporzionato le liste di partito più grandi: coloro che ricevono tra il 25% e il 40% dei voti riceverebbero un seggio per ogni mezzo punto percentuale in questa fascia (fino a 30 seggi), prima che inizi la corretta distribuzione proporzionale. Un partito vincente potrebbe quindi ricevere fino a 50 seggi extra. Anche questa legge non ha raggiunto la maggioranza dei due terzi del parlamento per potere avere effetto immediato e, di conseguenza, entrerà in vigore solo nelle elezioni successive a quelle del 2023.
Secondo il “Democratic Index” del settimanale The Economist, la Grecia è una cosiddetta “Democrazia Imperfetta”, al livello di paesi tipo Israele, Portogallo, Estonia e Repubblica Ceca.
Nelle prossime pagine, la storia politica del paese, i risultati elettorali recenti e i principali partiti politici.
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