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Osservatorio Bidimedia sull’Europa – Ma alla fine le Europee, chi le ha vinte?

Boom sovranista o bolla sovranista?

Il Parlamento Europeo prima della Brexit: le Destre sono una minoranza ininfluente.

L’attesa mediatica italiana era tutta concentrata sulla tanto decantata vittoria della cd. “ultradestra”, di cui già si ipotizzava una possibile vittoria nonostante tutte le simulazioni dicessero l’opposto. I voti veri hanno mostrato che non c’è stato nessun boom, ma non solo: diverse formazioni “sovraniste” hanno ottenuto risultati inferiori alle loro speranze. L’Afd tedesca, la FPO austriaca, l’ultradestra olandese, Vox in Spagna ed il DPP danese sono alcuni esempi di partiti che hanno ottenuto meno voti e seggi delle attese. Anche il RN francese, pur primo partito, perde due EP rispetto al 2014. Nel complesso, guardando ai sondaggi della passata legislatura europea, si può vedere che una crescita sovranista c’è sì stata, ma non ora: l’aumento ha riguardato il periodo tra 2015 e metà 2018, ma nell’ultimo anno si è assistito al contrario ad un reflusso dell’ultradestra, seppur con alcune eccezioni.

Il tradizionale gruppo della Destra Conservatrice, ECR, perde anzi 16 EP dal 2014; a guadagnare è solo EAPN (ex-ENF) che ottiene un + 37. L’incremento è però dovuto soprattutto ad acquisizioni di partiti iscritti in altri gruppi fino all’anno scorso, come l’Afd tedesca o il DPP danese; a parità di formazioni la crescita del gruppo sovranista per eccellenza è tutta a carico della Lega, che in Italia ha indiscutibilmente vinto guadagnando 23 EP in più rispetto a 5 anni fa. In totale, +21 per ECR+EAPN: crescita sì, ma senza boom e sempre restando esigua minoranza.

Anche guardando alle percentuali, non risulta nessuna esplosione delle Destre. ECR+EAPN ottengono circa il 17,8% dei seggi: anche se fossero un’unica formazione, sarebbero solo terza forza. Presentandosi poi divisi, EAPN viene scavalcata anche dai Verdi e deve accontentarsi del quinto posto.

Il magro risultato ha fatto definitivamente naufragare il progetto caro a Salvini di un gruppo unico di destra, Da Orban alla Lepen. Vista la mala parata sovranista il presidente ungherese ha infatti subito dichiarato di non aveer alcun rapporto con EAPN e di voler al contrario rimanere ben saldo nel PPE. I “colleghi” di destra di ECR hanno invece preteso, per confluire in EAPN con la Lega, che venga escluso il RN francese; una condizione posta ovviamente per rendere irricevibile la proposta. Le destre europee sono dunque assai lontane dal poter essere considerate una forza unitaria.

Il boom sovranista c’è sì stato, ma in un paese solo: il nostro.

Flop populista: M5S senza gruppo?

Il Parlamento Europeo come sarà dopo la conclusione della Brexit: 705 EP, ma poco cambia a livello di forza dei gruppi.

Se ai Sovranisti è andata male, i populisti stanno ancora peggio: non solo i 5 Stelle hanno ottenuto un risultato pessimo, ma anche diversi potenziali alleati (K’15 in Polonia o i Gilet Jaune in Francia) non sono proprio riusciti ad ottenere EP. Unica eccezione di rilievo, il Brexit Party inglese, primo in UK con i suoi 29 EP. Essendo Farage uscito dall’UKIP in quanto il partito era divenuto a suo dire troppo di destra, il BP non può essere considerato “sovranista” nell’accezione attuale (partiti di destra radicale nazionalista ed euroscettica), ma lo ricomprendiamo assieme agli alleati naturali dell’ex EFDD. Farage stesso ha per altro già escluso ogni collaborazione con Salvini. EuropeElects al contrario riporta separati gli EP del M5S e del BP.

L’ex EFDD totalizza grazie al BP 44 EP, +2 dal 2014, ma con un grande problema: non hanno i numeri per formare un gruppo. 

Per costituire un Gruppo Parlamentare Europeo servono infatti almeno 25 EP (che hanno) da almeno 7 paesi membri. Quest’ultima condizione è lontanissima dall’essere raggiunta. Attualmente con M5S e BP c’è solo un EP di ZiviZid (Croazia): mancano quindi aderenti da ben 4 stati UE. La difficoltà per i populisti risiede nei pochi partiti ancora non iscritti in cui pescare, tra cui si trovano solo formazioni estremiste (fascisti come L’SNS slovacca, Alba Dorata greca o Jobbik ungherese, oppure al contrario i comunisti del KKE greco), piuttosto che partiti che non intendono iscriversi ad alcun gruppo come gli Unionisti Nordirlandesi. Insomma, formazioni estremiste il cui coinvolgimento già comporterebbe seri problemi politici, e per di più incompatibili tra di loro. 

Se non si presenteranno parlamentari dissidenti da altre formazioni (eventualità non impossibile al Parlamento Europeo), il destino dei populisti ex-EFDD sembra segnato: dovranno chiedere di aderire ad un gruppo già costituito, oppure restare tra i non iscritti. quest’ultima opzione comporta però una notevole perdita di visibilità politica (tempi di intervento ridotti) e soprattutto di finanziamenti destinati ai gruppi parlamentari. D’altronde, anche aderire ad una Famiglia esistente presenta difficoltà: già Verdi ed ECR hanno chiarito che non intendono accettare il M5S, e lo stesso era avvenuto con l’ALDE nel 2017. I 5 Stelle resteranno dunque senza casa? Ad oggi è una possibilità concreta.

I risultati delle simulazioni

Vi riportiamo il link all’ultima simulazione prima delle Elezioni Europee. I risultati sono stati come potete vedere in gran parte previsti correttamente, poste le normali fluttuazioni statistiche. S&D, ECR, EAPN (ex-ENF) ed ex-EFDD hanno pochi EP di distanza dalla simulazione, non molti di più per PPE e GUE/NGL. Due sono state le apparenti varianze maggiori: Verdi ed ALDE sottostimati di oltre 10 EP, mentre il totale dei sovranisti è stato sovrastimato (Fronte Sovranista 191 EP dalla simulazione, 180 EP nella realtà). Bisogna però ricordare che oltre ai gruppi nelle simulazioni erano ancora inseriti i “Nuovi e non iscritti”, con diverse formazioni ora confluite in ECR, EAPN, Verdi e ALDE. Tenendo conto di tali formazioni “aggiunte” in seguito ai gruppi,  l’errore diventa quasi nullo; fa accezione il fronte sovranista (in cui le formazioni non iscritte di destra erano già incluse) che ha ottenuto una dozzina di EP meno del previsto. Sovranisti dunque sovrastimati.

Nuovi nomi per vecchi gruppi

Abbiamo fin’ora parlato di EAPN (ex-ENF) perché così il gruppo Salviniano si è presentato al voto, ma il realtà il nome è nel frattempo già cambiato (di nuovo). La nuova Famiglia Sovranista “allargata” si è battezzata Identity and Democracy (ID) e così passeremo d’ora in avanti a chiamarla. Non cambia assolutamente nulla a parte nome e sigla.

Più sostanziale il cambio nome dell’ALDE, che diventa Renew Europe (RE). Il superamento della denominazione iberale è stata infatti condizione posta da Macron per l’adesione di LaREM al gruppo; secondo il presidente francese il termine “liberale” è troppo legato ad una visione ideologica negativa (liberismo come sinonimo di ingiustizia sociale) nonché ai recenti scandali finanziari ed ha preteso che venisse modificato. Il nuovo nome rispecchia in effetti la presenza, come detto nella pagina precedente, di diverse formazioni non assimilabili ai liberali classici. 

Già invece abbiamo detto delle difficoltà dei Populisti, che potrebbero rimanere senza gruppo; restano invece tra i Non Iscritti per scelta una manciata di formazioni estremiste (già citate), alcuni singoli parlamentari come il croato Kolakušić ed un EP del Partei tedesco e, almeno per ora, la Christian Union olandese.

Sono comunque in corso contatti per ulteriori alleanze: in particolare da tenere d’occhio le trattative per un’alleanza “sovra-familiare” tra S&D e RE.

Nelle prossime pagine:  le maggioranze possibili e quella già nata, ed infine i lavori per la nomina della nuova Commissione: chi conterà davvero in Europa?

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