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Osservatorio Bidimedia sull’Europa – Ma alla fine le Europee, chi le ha vinte?

Il nuovo assetto del Parlamento Europeo

La procedura di nomina del presidente della Commissione

Abbiamo visto i numeri dei singoli gruppi, ma quali sono le possibili maggioranze ed i prossimi passaggi ufficiali?

Le attuali regole Europee prevedono sì la presenza dello spitzenkandidat, ma colui che viene nominato Presidente della Commissione dal Consiglio Europeo (tenendo conto, come da trattato di Lisbona, dell’esito elettorale) dovrà poi ottenere l’approvazione (simile alla nostra Fiducia) della maggioranza assoluta dell’assemblea, e lo stesso avviene in un secondo passaggio per l’intera commissione. Non è quindi automatico che lo spitzenkandidat del partito vincente diventi Presidente: deve riuscire ad ottenere il favore dell’emiciclo di Strasburgo. Il Consiglio Europeo a maggior ragione non può ignorare le maggioranze che si formano in aula, in modo da nominare un Presidente in grado di ottenerne l’approvazione.

Fino alla commissione uscente vigeva un accordo tra le maggiori Famiglie Europee per cui tutti si impegnavano ad accettare e votare il candidato vincente rendendo automatica la formazione di una maggioranza; ma ora non è più così: diversi partiti (Macron in testa) hanno fatto sapere che ritengono tale gentlement agreement sorpassato, e non accetteranno un candidato presidente in automatico senza una vera trattativa politica. Diventa dunque essenziale trovare una maggioranza parlamentare.

Inoltre, da qui all’autunno verranno rinnovate tutte le quattro maggiori cariche europee: oltre al presidente della Commissione, quello del Consiglio Europeo, del Parlamento e della Banca Centrale. Quattro poltrone pesanti che verranno decise, in un complesso gioco di incastri, dai gruppi che comporranno la nuova maggioranza parlamentare: entrarci è, quest’anno più che mai, essenziale per guidare l’Unione nel prossimo futuro.

Le possibili maggioranze

Quali sono quindi le combinazioni che raggiungano i 376 EP, soglia della maggioranza? Non molte in verità.

Il Fronte Sovranista arriva ad appena 180 Europarlamentari, che non consentono di arrivare a 376 anche se sommati per intero al PPE (363 EP totali). Si avvera quanto più volte pronosticato: la presunta vittoria dell’ultradestra non solo non è avvenuta, ma anche considerando il Fronte Sovranista come blocco unico – cosa che non è – non esiste nessuna maggioranza di destra che lo includa. I Sovranisti e populisti sono in definitiva marginali; il progetto di “portare a destra” il PPE per allearcisi e governare l’Europa è fallito.

Il centrosinistra (S&D, RE, Verdi, GUE/NGL) avrebbe invece una risicata maggioranza, grazie al boom verde: 378 EP, 2 più del minimo indispensabile. Abbiamo già in passato fatto notare come tale ipotesi sia però esclusivamente accademica: troppe diferenze dividono i partiti più radicali di GUE dai Liberali ex ALDE. La maggioranza di Csx è però importante nelle trattative per la nomina della Commissione: il solo fatto che esista tale opzione nega per definizione qualsiasi maggioranza di sola destra, mettendo il PPE in una posizione di maggior debolezza. Da notare inoltre che nel precedente Parlamento Europeo non esisteva nessuna maggioranza di Csx: le elezioni 2019 hanno spostato l’asse politico europeo leggermente verso Sinistra, soprattutto grazie all’onda verde.

Per via del calo di entrambe le formazioni tradizionali, S&D e PPE non hanno la maggioranza da sole. E’ la prima volta da quanto il Parlamento Europeo viene eletto dai cittadini che ciò avviene, ed anche se era previsto, resta comunque una rivoluzione politica non indifferente.

Le uniche combinazioni possibili sono quelle comprendenti PPE ed S&D allargate ad un’altra formazione compatibile: ancora una grande coalizione europeista obbligata; con la novità che basterebbe l’apporto a scelta non solo di RE, ma anche dei Verdi, ipotesi non prevista alla vigilia.

La maggioranza che verrà: verdi al timone dell’UE

Plenaria a Strasburgo: prove di intesa a quattro per la nuova maggioranza.

Ma la maggioranza più solida è quella che comprende sia Verdi che RE oltre a PPE ed S&D, ed è proprio questa l’opzione che riscuote più consensi: è notizia di inizio giugno infatti che le quattro famiglie interessate hanno trovato una convergenza di base per guidare la prossima eurolegislatura. Si stanno tenendo in questi giorni i colloqui per stabilire un programma comune; dovremmo sapere tra poche ore se le quattro formazioni avranno trovato delle basi su cui lavorare e si potrà quindi ufficializzare la nuova maggioranza. In caso affermativo, entreranno nel vivo le trattative sui nomi per le cariche dell’UE citate sopra.

I Verdi potrebbero quindi entrare per la prima volta nella maggioranza UE: anche se non indispensabili numericamente, la loro inclusione è più che comprensibile dal punto di vista politico; si è voluto accettare la volontà popolare che ha portato al forte incremento di Greens/EFA. Una prima vittoria per il movimento euro-ambientalista, che entrerebbe nella cabina di comando di Bruxelles.

Nella prossima pagina, prime ipotesi per la commissione e conclusioni: chi conterà davvero in Europa?

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