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IL GIRAMONDO – Elezioni in Danimarca. Verso una “grande coalizione”?

 

Risultati immagini per flag of denmark borderMartedì 1° novembre i cittadini danesi si recano alle urne per rinnovare anticipatamente il loro parlamento. Verranno eletti tutti i 179 membri del Folketing, 175 membri nella Danimarca vera e propria, due nelle Isole Faroe e due in Groenlandia, che fanno parte del Regno di Danimarca .Le elezioni anticipate sono state indette dopo che il primo ministro in carica la socialdemocratica Mette Frederiksen aveva ricevuto ultimatum da uno dei partiti della sua coalizione, la “Sinistra Radicale” (liberali progressisti) dopo che una commissione d’inchiesta l’aveva accusata di abuso d’ufficio per l’abbattimento di tutti i visoni di allevamento durante la pandemia di Covid-19.

L’attuale governo danese è un monocolore socialdemocratico appoggiato da 4 dei 5 partiti che in parlamento costituiscono il “blocco rosso”, cioè partiti di centrosinistra e sinistra. All’opposizione c’è il “blocco blu”, formato da 5 partiti di destra e centrodestra. I nomi di vari  partiti danesi sono differenti dalla loro ideologia. Per esempio il marggio partito liberale di centrodestra per motivi storici si chiama “Venstre”,  che significa “Sinistra”, mentre i liberali di centrosinistra si chiamano “Radikale Venstre” che significa “Sinistra Radicale”.  Il Partito Socialista Popolare non è un partito di estrema sinistra come farebbe pensare il nome, ma un partito ecologista di sinistra, mentre al contrario la cosiddetta “Alleanza Rosso-Verde” non è un partito ecologista di sinistra ma un partito di estrema sinistra.  Infine la lista della “Nuova Borghesia” non è un partito moderato di centrodestra come farebbe pensare il nome da un partito xenofobo di estrema destra.

Alle elezioni il centrosinistra si presenta diviso a causa del contrasto tra i socialdemocratici e Radikale Venstre, tuttavia è probabile che in caso di vittoria i 4 partiti che lo compongono (socialdemocratici, Radikale Venstre, Alleanza Rosso-Verde e Partito Socialista Popolare) trovino nuovamente un accordo, magari aggiungendo alla coalizione la lista ecologista “Alternativa”, nel caso riuscisse a tornare in parlamento. A destra invece il cosiddetto “blocco blu” si è ricomposto.  Uno dei leader storici del partito “Venstre”, il più grande partito di opposizione, l’ex primo ministro Lars Løkke Rasmussen, ha abbandonato il partito e ha fondato una nuova formazione di centro chiamata “Moderati”.  Anche un’altra leader del partito, la ex ministra per l’immigrazione Inger Støjberg ha lasciato il partito formando la lista di destra nazionalista xenofoba dei “Danesi Democratici”, con un chiaro riferimento al partito degli “Svedesi Democratici”, secondo formazione politica della Svezia.  Il “blocco blu” formato adesso da 3 partiti di centrodestra (Venstre, Conservatori, Alleanza Liberale) e 3 di  destra  (Nuova Borghesia, Danesi Democratici e Partito Popolare Danese) si presenta compatto, mentre invece i “Moderati” di Rasmussen si considerano “fuori dai blocchi” e propongono un governo di “larga coalizione” centrista che tenga fuori le “ali estreme” cioè  i partiti di sinistra e destra radicale.

Mette Frederiksen è un Primo Ministro decisamente popolare, in particolar modo paragonata agli altri leader dei maggiori partiti danesi. Con le i socialdemocratici si sono spostati decisamente a sinistra dal punto di vista economico rispetto alle politiche liberali  degli ultimi 20 anni e a destra dal punto di vista della gestione dell’immigrazione, per cercare di recuperare voti degli elettori di partiti di centrodestra. Il che tuttavia potrebbe non bastare a livello di coalizione, a causa soprattutto della crisi del partito della “Radikale Venstre”, che  potrebbe perdere molti dei suoi voti in direzione dei “Moderati”.  Il Primo Ministro ha quindi affermato di voler  formare un governo “allargato” e si è detta pronta a guidare un governo “misto” in una mossa che spezzerebbe il tradizionale sistema della politica a due blocchi. Tuttavia ad eccezione della Radikale Venstre e dei “Moderati,” nessun altro partito vuole partecipare a un tale governo. quindi le prospettive  per il dopo-elezioni si annunciano alquanto complicate.

 

 

 

IL SISTEMA POLITICO-ELETTORALE

{{{coat_alt}}}La Danimarca è una monarchia costituzionale democratica rappresentativa parlamentare, basata su di un sistema multipartitico. Il potere esecutivo è esercitato dal consigli dei ministri di (regeringen), presieduto dal Primo Ministro (statsminister). Il potere legislativo spetta sia al potere esecutivo sia al parlamento nazionale (Folketinget). I membri della magistratura sono scelti dal governo (convenzionalmente con la raccomandazione della magistratura stessa), formalmente nominati dal monarca e restano in carica fino alla pensione.

Il Monarca danese, la Regina Margherita II, è il capo dello stato con funzionali esclusivamente cerimoniali.

Il Folketing è composto da 179 membri, eletti ogni 4 anni. 135 di essi sono eletti con sistema proporzionale a livello distrettuale. Altri 40 sono assegnati in modo da recupera la proporzione tra i partiti a livello nazionale. Due seggi sono assegnati alla Groenlandia e due alle isole Faroe.

Secondo il “Democratic Index” del settimanale The Economist, la Danimarca è una cosiddetta “Democrazia Piena”, uno dei 10 paesi più democratici al mondo, al livello di paesi tipo Svezia, Irlanda, Islanda e Taiwan.

 

 

Nelle prossime pagine, la storia politica del paese, i risultati elettorali recenti e i principali partiti politici.

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