Domenica 29 settembre gli elettori austriaci si recano alle urne per rinnovare i 183 seggi del Consiglio Nazionale, il parlamento monocamerale locale, in un’elezione drammatica che potrebbe portare per la prima volta dalla fine della seconda guerra mondiale un partito di estrema destra alla guida del governo austriaco.
L’attuale governo in carica è una coalizione tra i conservatori del Partito Popolare Austriaco (ÖVP) e i Verdi (Die Grünen), guidata dal cancelliere Karl Nehammer (ÖVP). I principali partiti di opposizione sono l’estrema destra del Partito della Libertà d’Austria (FPÖ), il Partito Socialdemocratico Austriaco (SPÖ) e i liberali progressisti di NEOS.
Gli argomenti principali della campagna elettorale sono stati l’aumento del costo della vita e le norme più severe sull’immigrazione, oltre a quello della sicurezza che è balzato alla ribalta quando la polizia il mese scorso ha sventato un complotto per attaccare un concerto di Taylor Swift a Vienna, in cui tre dei sospettati sono figli adolescenti di famiglie di immigrati. Negli ultimi giorni anche il cambiamento climatico è diventato argomento di discussione, a causa delle gravi inondazioni che hanno colpito il paese nelle ultime settimane.
L’estrema destra dell’FPÖ è data in testa nei sondaggi, ma anche se il partito ottenesse la maggior parte dei seggi, avrebbe quasi certamente bisogno di trovare dei partner con cui governare. Il cancelliere Karl Nehammer, 51 anni, ex militare che fa campagna elettorale sulla promessa di “stabilità per l’Austria”, ha ripetutamente escluso l’idea di unirsi a un governo guidato dal leader dell’ FPÖ Herbert Kickl, ma non è detto che questo non cambi opinione dopo le elezioni.
I conservatori dell’ÖVP sono al governo ininterrottamente dal 1986, prima in coalizione con l’SPÖ, poi dal 1999 al 2006 in coalizione con l’FPÖ, poi ancora con l’SPÖ dal 2006 al 2017, con l’l’FPÖ dal 2017 al 2019 e infine con i Verdi durante l’ultima legislatura. E’ quasi sicuro che anche stavolta i conservatori rimarranno al governo, l’incognita è se continueranno o meno a guidarlo. La coalizione dell’attuale governo dovrebbe perdere la maggioranza dei seggi in parlamento, quindi si aprono due possibili alternative: una maggioranza di destra formata da FPÖ e ÖVP e una centrista formata da SPÖ e ÖVP e forse un terzo partito, probabilmente i liberali di NEOS.
Chiunque vinca sembra probabile che proporrà regole più severe sull’immigrazione. Per riconquistare elettori tra gli oltre 6,3 milioni di persone aventi diritto al voto, Nehammer ha indurito i toni, in particolare sull’immigrazione, in quella che è stata tuttavia una campagna complessivamente fiacca. Nehammer è riuscito a ridurre leggermente il divario con l’FPÖ, presentandosi di recente come un leader capace di gestire l’emergenza dovuta alle diffuse inondazioni causate dalla tempesta Boris nell’Europa centrale e orientale. Le inondazioni hanno causato la morte di cinque persone nella sola Austria, causando una breve sospensione della campagna elettorale.
Tuttavia paradossalmente, se l’ÖVP riuscisse a sorprendere e a vincere il maggior numero di seggi, questo renderebbe più probabile una coalizione con l’estrema destra, che entrerebbe al governo come partner minore. Una combinazione FPÖ-ÖVP aprirebbe la porta ai tagli fiscali, mentre viceversa, una coalizione centrista potrebbe accelerare la transizione dal gas russo (dal quale l’economia austriaca è fortemente dipendente) verso le energie rinnovabili.
I seggi elettorali aprono alle 6:45 (04:45 GMT) e chiudono alle 17:00 (15:00 GMT). Le proiezioni, solitamente molto affidabili, verranno pubblicate subito dopo. Il risultato è solitamente chiaro la sera stessa, quando vengono conteggiate tutte le schede tranne quelle postali. Il conteggio delle schede postali può richiedere un paio di giorni.
Dopo le elezioni il presidente Alexander Van der Bellen, ex leader dei Verdi, chiederà al leader di uno dei partiti in parlamento di guidare il prossimo governo. La nomina di solito spetta al partito che si classifica per primo, ma Van der Bellen ha espresso riserve sull’FPO, e sul suo leader, Herbert Kickl in particolare, quindi il presidente potrebbe spingere ad una coalizione di governo che escluda l’estrema destra. Per raggiungere un accordo di coalizione dettagliato ci vogliono in genere circa due mesi per definire un programma comune e nominare i membri del governo. E’ possibile che stavolta la formazione del nuovo governo sia quindi particolarmente complicata. Da Bruxelles si guarda con preoccupazione all’esito di queste elezioni. Se l’FPÖ andasse al governo, questo non solo sposterebbe verso destra l’asse dei governi europei, ma aumenterebbe il numero dei paesi, all’interno della UE, freddi rispetto al supporto alla resistenza dell’Ucraina all’invasione russa. Anche al Cremlino quindi si osserverà con interesse il risultato di queste elezioni.
IL SISTEMA POLITICO-ELETTORALE
L’Austria è una repubblica parlamentare federale. dove il Presidente federale è il capo di stato e il Cancelliere federale è il capo del governo. Il potere esecutivo è diviso tra il governo federale e quelli dei vari Länder. Il potere legislativo è esercitato sia dal governo federale, tramite i decreti legge, che dal parlamento, formato da due camere: il Consiglio Nationale (Nationalrat) e il Consiglio Federale (Bundesrat). Il potere giudiziario è indipendente da quello legislativo ed esecutivo.
Il Consiglio Nazionale (Nationalrat) ha 183 membri, eletti per un mandato di cinque anni con metodo proporzionale con preferenze a tre livelli: una singola circoscrizione nazionale, nove circoscrizioni basate sugli stati federali e 39 circoscrizioni regionali. Affinché i partiti ricevano una qualsiasi rappresentanza nel Consiglio nazionale, devono vincere almeno un seggio (Direktmandat) in uno dei collegi elettorali regionali o superare una soglia elettorale nazionale del 4 percento.
Il Consiglio Federale (Bundesrat) ha funzioni molto più limitate del Bundersrat, ed è composto da 62 membri, eletti dai parlamenti dei singoli stati federali. Il Consiglio Federale può solo proporre leggi relative agli affari regionali, è può mettere un veto su quelle proposte dal Consiglio Nazionale.
Secondo il “Democratic Index” del settimanale The Economist, l’Austria è una cosiddetta “Democrazia completa”, al livello di paesi tipo Gran Bretagna, Giappone, Grecia e Costa Rica.
Nelle prossime pagine, la storia politica del paese, i gli sviluppi politici recenti, i principali partiti politici e gli ultimi sondaggi.
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