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Il Giramondo – Elezioni parlamentari in Thailandia

Flag of Thailand

Gli elettori thailandesi si recheranno alle urne domenica 14 maggio per rinnovare i 500 seggi della camera dei rappresentanti. Sono le seconde elezioni, dopo quelle  del 2019, che si tengono da quando nel 2014 i militari hanno preso il potere con un colpo di stato.

Dal 2014, la Thailandia è infatti guidata dall’ex ufficiale dell’esercito Prayut Chan-ocha, il quale prima ha preso il potere con un colpo di stato militare e ha poi mantenuto la carica di primo ministro in un governo formalmente civile.   Nel 2016 infatti la giunta militare ha varato una nuova costituzione che ha portato ad elezioni parlamentari, nel 2019, permettendo a Prayut  di essere nominato primo ministro da un parlamento dominato dal partito Palang Pracharath (PPRP), espressione della ex giunta militare.

Nonostante il potere che i militari esercitano sulla politica, sui media e sull’economia della Thailandia, negli ultimi anni,  il paese ha affrontato gravi disordini politici e problemi economici, mentre la monarchia regnante è stata messa in discussione, in particolare dopo l’ascesa al trono nel 2016 del controverso Vajiralongkorn, incoronato come Rama X.

L’attuale governo, dominato dai militari guidato dal Partito Palang Pracharath  ha impiegato tattiche autoritarie contro i dissidenti e gli oppositori politici, incluso il ricorso alla detenzione arbitraria e alle accuse di lesa maestà. Il paese ha vissuto proteste antigovernative di massa nel 2020-2021, alimentate dalla continua presenza al potere da parte dei militari e dal coinvolgimento della monarchia nel governo, ma da allora il movimento ha perso il suo slancio.

La popolarità del primo ministro è nel frattempo svanita. Il principale partito di opposzione, il Pheua Thai, che è contrario al governo militare, continua a essere in testa nei sondaggi elettorali. Il candidato del partito alla guida del governo è Paethongtarn Shinawatra, figlia dell’ex primo ministro in esilio e potente uomo d’affari Thaksin Shinawatra. Tuttavia, nonostante la popolarità di Pheua Thai, la famiglia Shinawatra è fortemente avversata dalla monarchia e da gran parte della classe dominante thailandese.

La Thailandia ha recentemente modificato il proprio sistema elettorale aumentando il numero dei collegi elettorali uninominali da 350 a 400, riducendo il numero dei seggi nelle liste di partito da 150 a 100 e reintroducendo il sistema in cui ogni elettore si esprimerà su due schede: una per il candidato del collegio e l’altra per il partito politico. Si prevede che questi cambiamenti avvantaggeranno i grandi partiti come il PPRP e il Pheu Thai, e che potrebbero danneggiare i partiti di piccole-medie dimensioni senza una forte base regionale, i quali fanno affidamento sui seggi delle liste di partito.

La situazione dell’economia thailandese rappresenta la questione chiave, a causa dell’aumento del costo della vita del paese e di un debito delle famiglie costantemente elevato. Ciò ha spinto i candidati politici a promettere salari più alti, posti di lavoro migliori e sussidi come parte delle loro campagne elettorali. La crescita economica nel regno per il 2022 è stata solo del 2,8% e le previsioni per il 2023 mostrano che la Thailandia vedrà un altro anno  di lenta crescita. 

La leader del Pheu Thai, Paetongtarn Shinawatra, è il leader più popolare tra i candidati alla guida del governo secondo i sondaggi elettorali, mentre l’attuale primo ministro,  Prayut Chan-o-cha è solo al terzo posto. Sebbene Pheu Thai dovrebbe vincere alla grande sia come numero di voti che di seggi alla camera, la formazione del governo rimane una sfida perché il primo ministro sarà eletto da entrambe le camere del parlamento in seduta comune. Dato che tutti i 250 membri del Senato sono selezionati dai militari, il candidato sostenuto dai militari ha teoricamente bisogno solo di 126 seggi dalla Camera dei Rappresentanti per essere eletto primo ministro.  Nel 2019, tutti i senatori avevano votato all’unanimità per l’allora leader della giunta militare, Prayut Chan-o-cha.  Poiché il mandato del senato nominato dai militari dura fino al 2024,  non ci sarà nessuna modifica nella composizione del Senato, che si suppone rimarrà fedele ai militari.

Tuttavia, anche se Pheu Thai e altri partiti di opposizione riuscissero a formare un governo di coalizione dopo le elezioni, incomberebbe comunque la minaccia di un colpo di stato militare. La storia della Thailandia, da quando è passata a una monarchia costituzionale 90 anni fa, oscilla tra elezioni democratiche e colpi di stato militari. Queste minacce continuano quindi a gettare un’ombra sul panorama politico del paese.

Per finire: attenzione al risultato che avrà il partito progressista di centrosinistra Andare Avanti  (Kao Klai), erede di Avanti Futuro, partito che era stato bandito dai militari dopo essere arrivato in terza posizione alle scorse elezioni.  Andare Avanti è molto popolare tra i giovani, gli abitanti delle città e la popolazione con livello di istruzione medio-alto. I sondaggi lo danno in seconda posizione come numero di voti dietro il Pheua Thai e potrebbe giocare un ruolo decisivo nella formazione del nuovo governo.

 

 

 

IL SISTEMA POLITICO-ELETTORALE

{{{coat_alt}}}La Thailandia è ufficialmente una monarchia costituzionale dove il Primo Ministro è capo del governo, e il monarca ereditario (cioè il re) è il capo di stato. Il potere giudiziario è formalmente indipendente dal potere esecutivo.  Dopo il colpo di stato  2014, la Costituzione è stata revocata e la Thailandia venne messa sotto il controllo di un’organizzazione militare chiamata Consiglio nazionale per la pace e l’ordine (NCPO), che assunse il controllo dell’amministrazione nazionale. L’assemblea nazionale fu abolita e il NCPO assunse le responsabilità legislative. Nel 2017 fu promulgata una nuova costituzione voluta dalla giunta militare. La nuova Costituzione prevede un parlamento bicamerale, composto da un Senato nominato da 250 membri e da una Camera dei rappresentanti di 500 membri, di cui 400 eletti con sistema maggioritario uninominali e 100 con sistema proporzionale. 

Dei 250 senatori, 194 di essi sono selezionati dalla giunta al potere e 50 senatori rappresentano 10 gruppi professionali e sociali: burocrati, insegnanti, giudici, agricoltori e aziende private.  Le restanti sei cariche al Senato sono riservate al Comandante Supremo delle Forze Armate, al Segretario Permanente della Difesa, al Capo della Polizia Nazionale e ai Capi dell’Esercito, della Marina e dell’Aeronautica, tutti senatori d’ufficio . Degli attuali 205 senatori 104 sono attualmente militari o agenti di polizia.

Il primo ministro deve ottenere la fiducia della metà dei membri del parlamento in seduta comune, il che significa che i militari hanno un potere di veto sulla sua nomina. Il Senato ha anche il diritto di proporre un voto di sfiducia al governo. I partiti prima delle elezioni devono nominare da uno a tre possibili primi ministri. In caso nessuno di essi ottenga la fiducia, il parlamento può eleggere primo ministro anche un non parlamentare, in tal caso il senato ha il potere di veto e può respingere la nomina. Secondo il “Democratic Index” del settimanale The Economist, la Thailandia è una cosiddetta “Democrazia imperfetta”, al livello di paesi tipo Ungheria, Indonesia, Colombia e Filippine.

 

Nelle prossime pagine, la storia politica del paese, i gli sviluppi politici recenti, i principali partiti politici e gli scenari post-elettorali.

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