Andry Nirina Rajoelina, nato nel 1974 da una famiglia benestante ha iniziato la sua carriera come Disk Jockey, e poi all’età di 19 anni, ha cominciato la sua attività di imprenditore, organizzando all’inizio concerti dal vivo, e successivamente investendo nel settore pubblicitario e nei media radiotelevisivi. Nel 2007 fondò una associazione politica e successivamente si candidò e fu eletto sindaco della capitale Antananarivo. La sua popolarità e l’appoggio dei media da lui controllati, lo misero presto in contrasto con il governo del presidente Ravalomanana accusato di aver fatto affari poco chiari con imprenditori coreani per l’affitto di vaste aree agricole dell’isola.
Nel 2009 Rajoelina iniziò ad organizzare manifestazioni contro il governo, che diventarono sempre più grandi paralizzando la capitale. Il governo allora privò della carica di sindaco, fece chiudere la sua TV e cercò di arrestarlo. Tuttavia Rajoelina riuscì ad ottenere l’appoggio prima della polizia e poi dell’esercito, che si rifiutarono di obbedire agli ordini del presidente.
Ravalomanana fu costretto alle dimissioni e Rajoelina assunse la carica di capo dell’Alta Autorità di Transizione, di fatto capo di stato e di governo di un regime militare.
Una volta salito al potere, Rajoelina sciolse il Senato e l’Assemblea nazionale e trasferì i loro poteri a una varietà di nuove strutture di governo che rese responsabili di sovrintendere alla transizione verso una nuova autorità costituzionale. Gli elettori approvarono una nuova costituzione proposta da Rojelina in un referendum nazionale nel novembre 2010, inaugurando la cosiddetta “Quarta Repubblica”. A causa delle sanzioni imposte dalla comunità internazionale contro il regime di Rajoelina l’economia del paese deteriorò sempre più, tanto che Rajoelina acconsentì di dialogare con le istituzioni internazionali per organizzare libere elezioni senza la sua presenza. Solo la Francia di Sarkozy continuò a mantenere buoni rapporti con il nuovo regime, mentre gli USA di Barak Obama furono inflessibili nella richiesta di un ritorno alla democrazia.
Rajoelina cercò di partecipare lo stesso alle elezioni presidenziali del 2013 ma la sua candidatura fu bocciata dal tribunale elettorale. Al posto suo si candidò e vinse le elezioni il ministro delle finanze Hery Rajaonarimampianina, con la promessa che Rajoelina avrebbe poi ottenuto la poltrona di Primo Ministro. Una volta eletto tuttavia Rajaonarimampianina nominò primo ministro il suo collaborato Roger Kolo e Rajoelina si ritirò a vita privata fino alla sua decisione di presentarsi a queste elezioni.
L’ex presidente promette se eletto di investire nello sviluppo infrastrutturale facendo costruire scuole, ospedali e impianti sportivi, oltre ad incentivare il turismo per creare nuove opportunità di lavoro.
Hery Rakotoarimanana
Hery Martial Rajaonarimampianina Rakotoarimanana, nato nel 1958 è il presidente uscente del Madagascar e il capo di stato con il cognome più lungo al mondo.
Proveniente da una famiglia modesta, dopo gli studi universitari in Madagascar si trasferì in Canada dove studiò Finanza ed Economia e lavorò come contabile.
Nel 1991, Rajaonarimampianina tornò in Madagascar dove lavorò come ragioniere, collaborando con aziende commerciali private e affermandosi come uno dei maggiori esperti finaziariari del paese.
Nel 2009 viene nominato ministro delle finanze sotto la presidenza di Andry Rajoelina, ed è costretto ad affrontare la crisi economica dovuta alle sanzioni internazionali successive al colpo di stato militare.
Nel 2013, dopo che il Tribunare Elettorale boccia la candidatura di Rajoelina, crea un proprio partito politico e concorda con il presidente uscente di nominarlo Primo Ministro una volta eletto.
Rajaonarimampianina vince le elezioni al secondo turno, Jean-Louis Robinson, il candidato del partito di Marc Ravalomanana.
Una volta eletto tuttavia Rajaonarimampianina nomina primo ministro il suo collaborato Roger Kolo. Nel 2015 il partito di Rajoelina riesce a far passare in parlamento una proposta di impeachment contro di lui per “manifesta incompetenza”. La Corte Costituzionale tuttavia respinge la mozione in quanto basata su accuse indimostrabili.
Nel Settembre 2018 si dimette dalla carica di Presidente per presentarsi alle elezioni presidenziali.
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